IL DESTINO DI NORA

 

Foto di Smim Bipi da Pixabay 


Nora aveva fatto di nuovo tardi, l'ultimo cliente l'aveva trattenuta in negozio oltre l'orario di chiusura. L'uomo non si decideva tra una cravatta rossa a righe blu e una verde a pois gialli. Lei le trovava orribili ma “il cliente ha sempre ragione” perciò gli aveva suggerito di comprarle entrambe considerato il prezzo contenuto. Una volta che il cliente se ne era andato aveva dovuto fare la chiusura cassa che le aveva portato via diversi minuti poi finalmente aveva tirato giù la saracinesca ed era corsa alla stazione per prendere il treno delle 21 ma, quando era arrivata sulla banchina, non aveva potuto fare altro che vedere l'ultimo vagone sfrecciarle davanti così era stata costretta ad aspettare il successivo che sarebbe passato dopo un’ora.    

Esausta si era seduta su una panchina. In giro non c'era anima viva ma non si stupì considerando il freddo ed il vento che tirava, probabilmente tutti si erano già rintanati al caldo delle loro abitazioni. Il cielo era una distesa bianca di nuvole che si muovevano a gran velocità sospinte da una aria gelida. Nora si strinse ancor di più nel suo cappotto blu e avvolse la sciarpa rossa intorno alla testa per proteggersi il più possibile dal freddo. Avrebbe potuto aspettare il treno all'interno della stazione ma a quell'ora era già ricovero di numerosi ubriachi che, come ogni notte, si riparavano dalle basse temperature e lei non voleva attirare l'attenzione su di sé. Nora era una bellissima giovane donna albina. La sua pelle era bianca come l'alabastro, gli occhi color ghiaccio e i capelli di un bianco splendente nascondevano delle piccole orecchie a punta. Il fisico alto, slanciato e quanto mai aggraziato attirava spesso gli sguardi curiosi della gente che si fermava a guardarla. Frequentemente i bambini le si avvicinavano e le chiedevano se fosse una fata, se avesse poteri magici e i genitori non facevano nulla per fermarli perché sorpresi anch’essi da quella strana e bellissima creatura. Per questo Nora spesso preferiva rimanere in disparte e così aveva fatto anche quella sera. Seduta fuori dal locale della stazione da sola sulla banchina si sentiva più al sicuro. Dopo pochi minuti però avvertì la temperatura scendere repentinamente e una leggera neve cadere dal cielo; era la prima della stagione e pur amando quei fiocchi bianchi, leggeri come una piuma, non vedeva l'ora di essere a casa, di farsi un bagno caldo e mettere sotto ai denti qualcosa di appetitoso che sicuramente le stava preparando Lucas, il suo fidanzato.

La prossima settimana avrebbe compiuto trent'anni e con Lucas sarebbe partita per un weekend di relax in montagna ma le dispiaceva essere lontano da casa e di non poterlo festeggiare anche con la sua famiglia. I suoi genitori le mancavano molto e si rammaricava di non potersi almeno mettere in contatto con loro ma purtroppo queste erano le regole: una volta abbandonato il paese non ci si poteva più sentire o vedere, la porta di casa era chiusa per sempre. I suoi genitori avevano però compreso la sua decisione di abbandonare la terra in cui era cresciuta, lei desiderava una vita diversa dalla loro, una vita normale: un lavoro, un appartamento tutto suo, un uomo che le volesse bene e amici con cui passare momenti spensierati e in allegria. Insomma una vita fatta di cose semplici. Con il tempo era riuscita a costruirsi questo suo piccolo mondo ma la nostalgia di casa ogni tanto tornava a farsi sentire insieme al senso di colpa di aver lasciato la sua famiglia in un momento estremamente difficile per loro. Per questo spesso un velo di tristezza scendeva sui suoi occhi che solo all’apparenza potevano sembrare duri come ghiaccio. Erano poi diversi giorni che una forte ansia non l'abbandonava ed improvvisamente anche le punte delle sue orecchie, dopo molto tempo, avevano ricominciato a vibrare pronte a captare l'avvicinarsi di un qualche nemico. Sapeva che questo non era possibile, che non c'era nulla da temere, perché nessuno della sua vita precedente era a conoscenza di dove si trovasse ma nonostante ciò una strana sensazione di pericolo si stava facendo largo. Presa dai suoi mille pensieri sobbalzò quando sentì dagli altoparlanti la voce registrata che annunciava il treno in avvicinamento. Rimase sorpresa perché il suo arrivo era previsto solo tra venti minuti così almeno riportava il quadro orario affisso nella bacheca in stazione. Ma ne era comunque felice, si disse che probabilmente era in anticipo perché, vista la scarsa affluenza, alcune fermate erano state saltate. Effettivamente quando il treno si fermò davanti a lei le sembrò che all'interno non ci fosse nessuno ma troppa era la stanchezza per preoccuparsene, l'unica cosa che voleva era arrivare presto a casa perciò quando si aprirono le porte si precipitò dentro. Queste si chiusero subito dietro di lei e il treno riprese immediatamente la sua corsa.

Nora capì in pochi secondi che quella sensazione di imminente pericolo che provava era reale: qualcosa di spaventoso era appena accaduto sul quel treno. Ai quattro lati del vagone corpi apparentemente senza vita di viaggiatori inermi, raggomitolati su stessi erano addossati alle pareti, come se avessero cercato di ripararsi da qualcosa di terrificante. I loro occhi erano spalancati, cosi come le loro bocche ma sembrava che le parole si fossero mozzate loro in gola, come se nonostante lo sforzo non fossero riusciti ad emettere un solo grido. Nora capì che il Filofobo l'aveva trovata e che doveva fuggire di lì il prima possibile così si precipitò all'ultimo vagone per cercare rifugio ma la porta di comunicazione era bloccata e guardando attraverso l'oblò si rese conto che anche in quello c'erano corpi riversi a terra.

Non sapendo bene cosa fare si avvicinò ad una donna seduta per terra, con un braccio cingeva le sue ginocchia mentre con l'altro alzato e con la mano protesa in avanti cercava di fermare qualcuno che pericolosamente si stava avvicinando. Gli occhi avevano un'espressione terrorizzata e la bocca piegata in un’espressione di disgusto. Toccando la mano della donna sentì che questa era calda, il sangue ancora scorreva nelle sue vene. Improvvisamente i suoi bulbi oculari si girarono verso di lei e le sue pupille la fissarono in uno sguardo vacuo, spento come se stessero fissando il vuoto. Quelle persone non erano morte, erano state private dell'anima. I loro corpi erano dei gusci vuoti orfani di pensieri, affetti, passioni. Il Filofobo aveva inalato la loro anima privandoli del loro essere. Nora sapeva che tutto questo era avvenuto per colpa sua, il Filofobo stava cercando lei ma al suo passaggio aveva derubato del suo spirito ogni essere vivente che aveva incontrato sulla sua strada. Nora si sentiva responsabile e senza pensarci due volte decise che doveva in qualche modo porre rimedio. Doveva salvare quelle persone e ridare loro ciò che gli era stato portato via. L'unico modo per farlo era trovare il Filofobo, affrontarlo, annientarlo e restituire l'anima a quei corpi. Per compiere la sua missione, si disse, non doveva fare altro che stare ferma ad aspettarlo.

Infatti dopo pochi minuti che però a lei parvero interminabili, improvvisamente il gelo si impossessò del vagone, i vetri cominciarono a ghiacciarsi e la temperatura scendere sotto lo zero, ogni cosa fu ammantata di uno strano di brina densa e fredda. Al centro della carrozza cominciò a formarsi un mulinello di aria nera e gelida che girava a velocità sempre crescente. All'interno del vortice una figura inizialmente eterea e poi sempre più consistente prese le fattezze di una donna con lunghe ali nere, vestita con una tunica viola lunga e stretta che cingeva il suo corpo, il volto e le mani erano deformi come quelli di morto in decomposizione e i capelli, neri, crespi e arruffati erano il nido di centinaia di scarafaggi che camminavano sulla sua testa.  Questa volta aveva scelto le sembianze di una donna mostruosa ma poteva assumere qualsiasi altra fattezza, quasi sempre terrificante per incutere sgomento e terrore.

Nora conosceva la storia dei Filofobi dai libri che i suoi insegnanti le avevano fatto leggere quando andava a scuola. Sapeva che queste creature malvagie si nutrivano delle insicurezze e delle paure degli esseri viventi, toglieva loro ogni speranza nel futuro, ogni certezza veniva meno, ogni fiducia nelle proprie capacità fino a privarli della consapevolezza di sé. Esistevano poche persone al mondo in grado di contrastare i Filofobi e queste erano delle donne pure di spirito, le Seronille, guardiane di anime. A loro era affidato il difficile compito di proteggere ogni essere da queste entità malefiche. Le Seronille erano creature empatiche capaci di infondere fiducia in sé stessi, speranza nel futuro ma soprattutto le uniche capaci di uccidere i Filofobi e di liberare le anime rapite per ricongiungerle ai loro corpi.

Nora era una Seronilla, così come sua madre, sua nonna e tutte le sue ave. Ma lei diversamente dalle altre, sin da bambina aveva mostrato un’avversione per questo dono, non ne voleva sapere di seguire le orme di chi l’aveva preceduta. Non era questa la vita che desiderava vivere: detestava l’idea di dover passare la sua esistenza a dare la caccia a quei mostri, voleva abbandonare il suo mondo per andare sulla terra e vivere secondo le sue regole. Così una volta diventata adulta decise di mettere in pratica il suo proposito e con l’aiuto della famiglia fuggì per non fare più ritorno a casa.

Ma in quell’istante, mentre il Filofobo si materializzava davanti a lei, aveva capito che dal proprio destino non si può scappare. Quel potere era stato un dono che solo a poche persone veniva concesso, non solo come discendente della sua nobile casata ma soprattutto perché era una persona pura di cuore, fortemente empatica in grado di entrare in connessione con il prossimo rivelando il buono che c’è in ogni essere anche quando questo è nascosto sotto un’armatura di freddezza e apparente indifferenza verso il mondo circostante.

Cosi non perdendosi d’animo raccolse tutte le sue energie per combattere il terribile mostro che aveva di fronte.

Il Filofobo dopo essersi materializzato nelle sembianze di una donna marcescente e aver dissolto il vortice di aria nera e gelida che lo circondava si avvicinò con passi lenti a Nora, la quale per difendersi invocò le sue ave riuscendo a creare intorno a sé una campana di una luce accecante che la proteggesse dalle tenebre.

“I tuoi poteri non potranno fermarmi, sei destinata a soccombere. Nulla di quello che farai potrà sconfiggermi.” Esordì il Filofobo con voce stridula e sibilante mostrando la sua lingua biforcuta. “Hai cercato di scappare dalla tua sorte ma non c’è posto al mondo dove tu possa nasconderti. Quasi tutte le Seronille ormai sono solo un misero ricordo, ne esistono ancora alcune e, sconfitte loro, poi finalmente più nulla ci potrà fermare. Il mondo, conosciuto e non, sarà in nostro possesso!”

Nora a quelle terribili parole si sentì improvvisamente colpevole, come aveva potuto essere così egoista e pensare solo a sé stessa, invece di aiutare le sue sorelle a combattere era scappata. Solo ora si rendeva conto di quanto era stata cieca.

“Potremmo aver perso delle battaglie ma ancora non abbiamo perso la guerra! Torneremo più forti di prima e vi elimineremo tutti. L’indifferenza, l’insensibilità, la durezza d’animo non vincerà! Prevarrà l’amore, la generosità e la purezza dei sentimenti!” Gli rispose, urlando mentre attingendo ai suoi ricordi cercava di rammentare la mossa più efficace per sconfiggere quell’essere orrendo.

“Nulla potrai contro di noi, non ne hai il potere! Non c’è scampo per voi!” Poi scoppiò in una risata gutturale e spaventosa, che risuonò in tutte le carrozze del treno: “Adesso basta parlare è arrivata l’ora della tua fine!”. E mentre così diceva cominciò a girare su stesso prima piano e poi sempre più veloce creando il vortice d’aria nera che prese sempre più velocità per poi scagliarlo contro di lei. La campana di luce non resse all’urto e Nora fu scaraventata in fondo al vagone mandando in frantumi i vetri dei finestrini. Per fortuna la campana attutì l’urto e la sua pelle dura fece il resto perciò, anche se con difficoltà, riuscì a rimettersi in piedi. Subito si rese conto però che se voleva sopravvivere doveva chiudere la partita in fretta. Così senza pensarci due volte con tutta la forza che aveva in corpo si diresse correndo verso il Filofobo e, alzando le mani verso l’alto, richiamò su di sé tutti gli spiriti delle Seronille passate e la sua pelle si illuminò come se fosse in grado di emettere fasci luminosi, che diventarono sempre più forti fino a raggiungere e a circondare quel viscido mostro. Ripeté la formula che le avevano insegnato una, due, tre volte mentre la luce sempre più abbagliante penetrava nel corpo del Filofobo, negli occhi, nelle orecchie, nella bocca e nel cuore. Quella creatura cominciò a gonfiarsi, prima lentamente poi sempre più velocemente fino a scoppiare trasformandosi in una nube nera che poco alla volta si diradò e scomparve rilasciando tutte le anime che aveva rubato.

Quel Filofobo l’aveva sottovalutata, pensava di avere davanti una giovane donna inerme, non grado più di esercitare il suo potere e invece Nora si era dimostrata più forte che mai. La sua permanenza sulla terra l’aveva resa ancora più sensibile, era entrata in empatia con tante persone che aveva incontrato sul suo cammino e il loro affetto per lei si era trasformato in forza rendendola inconsapevolmente più potente. Ma questa era stata solo una piccola vittoria, l’aspettavano ancora tante battaglie prima di poter vincere la guerra contro i Filofobi perché ormai aveva capito che il suo posto era accanto alle sue sorelle.

Il suo compito per quella sera non era ancora finito. Piano piano si avvicinò ad ogni persona e mettendo una mano sul loro cuore richiamò l’anima che le apparteneva facendola ricongiungere al corpo. Ci mise diverso tempo ma salvò ogni uomo e ogni donna presente sul quel treno. Una volta che questo arrestò la sua folle corsa Nora scese e si diresse verso una vasta radura disabitata, dove nessuno poteva vederla. Richiamò i suoi poteri a sé e, illuminando un punto nel buio, creò un varco per un mondo parallelo. Dopo essersi voltata per un breve istante a salutare idealmente il suo amato Lucas e tutte le persone che l’avevano accolta e che l’avevano fatta sentire protetta sulla terra, oltrepassò la porta e tornò a casa.


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