Lucilla e la giostra magica

 

Foto di Chris Spencer-Payne da Pixabay 


Quando iniziavano i primi freddi e l'aria di mattina era frizzantina da far arrossare le gote e gocciolare leggermente il naso Lucilla era contenta perché era giunto l'inverno e con esso al seguito il Natale. Lucilla amava il Natale come lo amano i bambini e pur essendo adulta e avendo da qualche tempo passato la trentina lo attendeva con la medesima trepidazione di quando era piccola. Era affascinata dai cataloghi delle vendite online che presentavano le decorazioni natalizie, i carillon, i pupazzi di elfi e di animali fantastici e ogni anno, pur avendo decorazioni in abbondanza, non mancava di acquistare qualche nuovo oggetto per la sua collezione. Già dai primi di novembre cominciava a tirare fuori dagli armadi e dal soppalco del corridoio i grandi scatoloni contenenti tutto il necessario per arredare le stanze in versione natalizio ed ogni anno per Lucilla era sempre una festa ed un’emozione dedicarsi a questa occupazione. Al lavoro, dove era stimata una professionista affermata, nessuno avrebbe potuto immaginare la sua passione al limite del patologico per il Natale. 

Alla metà del mese l’abete già sfavillava con mille luci nell’accogliente salotto decorato con bellissime palle di vetro dalle forme assai originali che Lucilla ordinava appositamente da fabbriche specializzate e ai suoi piedi, tutto intorno, una strada ferrata su cui correva un delizioso trenino in miniatura. Per terra, sui mobili e su tavolini erano collocati piccole e grandi riproduzioni di luoghi fiabeschi innevati e popolati di persone e bambini in movimento al suono di struggenti musiche natalizie: un lago ghiacciato con i suoi pattinatori, un padiglione fin de siecle con coppie danzanti sulle note di un valzer, una ruota panoramica, una giostra con cavalli montati da vivaci bimbi, il tendone del circo con i suoi pagliacci e così via.

 Lucilla non vedeva l'ora, di ritorno dal lavoro di potersi dedicare a terminare le decorazioni della sua abitazione: posizionare la ghirlanda di ben venuto fuori della porta, attaccare le vetrofanie ai vetri delle finestre, le luci colorate alla ringhiera del balcone, gli orologi che al battere delle ore facevano uscire figurine da fiaba. Una volta che tutto era stato collocato al suo posto Lucilla era felice e si godeva l'effetto del suo lavoro. Era capace di passare ore immersa nella lettura in quella sala mentre le luci dell'albero si accendevano e si spegnevano e i personaggi di tutte quelle riproduzioni saltavano, danzavano sciavano. Spesso venivano a trovarla i suoi nipoti attirati da quelle meraviglie e Lucilla era contenta che godessero con lei della magia del Natale che cercava di accendere nei loro cuori con racconti fantastici di sua invenzione. Infatti Lucilla amava scrivere storie per grandi e per bambini ma soprattutto storie natalizie di cui protagonista era Babbo Natale. Aveva una grande fantasia e scrivere per lei era potersi allontanare dalla realtà e sprofondare in un mondo magico come Alice nel paese delle meraviglie, la storia che a lei piaceva più delle altre forse anche perché ad Alice vagamente assomigliava: una figuretta slanciata, capelli lunghi, biondi, occhi chiari, un volto ancora giovane acqua e sapone. 

Nelle sue storie Babbo Natale era sempre presente, il Zeus ex machina che risolveva con il suo apparire molte situazioni complicate oltre che portare doni ai bambini. Lucilla non si rendeva conto come il Natale con le sue tradizioni l’affascinasse tanto e non si sapeva dare una spiegazione. Qualche volta si sentiva un po' imbarazzata quando le amiche la prendevano bonariamente in giro per questo suo eccessivo entusiasmo natalizio invece di pensare ad uscire con gli amici, a trovarsi un fidanzato, a viaggiare. Ma nessuno viaggiava più di Lucilla perché lei lo faceva con la fantasia grazie alle sue molteplici letture e alle sue storie che avvenivano in lontani paesi. 

Un giorno della vigilia di Natale, essendo uscita dal lavoro contrariamente agli anni precedenti a pomeriggio inoltrato avendo avuto molte mansioni da portare a termine Lucilla aveva deciso di tornare verso casa a piedi. Aveva bisogno di liberare la testa dalle tante responsabilità che gravavano ultimamente sulle sue spalle, il personale era stato ridotto, molte colleghe erano in maternità ed a lei, sempre disponibile e single, il suo capo aveva delegato molte attività prima della breve pausa natalizia. Non volendo inoltrarsi per le strade ancora affollate di gente trafelata alla ricerca all'ultima ora di un regalo, aveva preferito un altro percorso, un po’ più lungo ma sicuramente rilassante.  La sua abitazione si poteva anche raggiungere attraversando, per tutta la sua lunghezza un vastissimo parco, un tempo sede della Casa regnante, ora da tanti anni aperto al pubblico. Una villa, ricca di vegetazione, di bellissimi alberi secolari con un folto sottobosco dove, se non si conoscevano i tanti percorsi ci si poteva perdere. Di giorno era sempre gremito di gente, bambini che giocavano accompagnati dai genitori o dalle babysitter, runner che sudati e ansimanti percorrevano in lungo e il largo la villa, ciclisti in bicicletta, numerosi cani di tutte le taglie e razze al guinzaglio dei loro padroni, anziani seduti sulle panchine intenti alla lettura dei giornali, giovani, che avendo marinato la scuola si ritrovavano per trascorrere la mattina. Al calar del sole invece lentamente il parco si spopolava, ormai al crepuscolo e al freddo resistevano solo i possessori dei cani per l'ultima passeggiata. 

Quando Lucilla aveva varcato il cancello erano da poco passate le 18 ed era incominciato a venir giù un fastidioso nevischio che piano piano si sarebbe tramutato in una abbondante nevicata. Del resto il meteo lo aveva previsto, Alexa interpellata di buon’ora da Lucilla aveva avvisato che con molta probabilità in città sarebbe caduta la neve. Lucilla però non era preoccupata del tempo, pensava che camminando di buon passo in meno di un’ora avrebbe raggiunto il cancello all'altra estremità della villa prima della sua chiusura alle 19 e prima che la neve aumentasse. Purtroppo per lei era stata troppo ottimista, il suo procedere nella semi oscurità del sottobosco era stato rallentato dalla poca visibilità, malgrado in cielo vi fosse una luna quasi piena i suoi raggi a mala pena riuscivano a indicare la strada. Man mano che procedeva i fiocchi diventavano sempre più consistenti cominciando a ricoprire i viottoli e posandosi sui rami degli alberi conferivano all'a ambiente un aspetto irreale. Lucilla ebbe come l'impressione di trovarsi a Narnia e di veder spuntare da dietro un albero il gentile fauno il signor Tumnus, ma subito si svegliò da quel sogno ad occhi aperti perché finalmente intravide a poca distanza il cancello. Ma giunta di fronte ad esso ebbe l'amara sorpresa di trovarlo ormai chiuso. Era arrivata con mezz’ora di ritardo e il custode era stato molto puntuale ad assolvere il suo compito convinto che con quel cattivo tempo nessuno si fosse attardato nella villa. 

Lucilla era sgomenta e lo divenne ancora di più quando si rese conto che il suo cellulare era irrimediabilmente scarico. Doveva trovare un riparo per la notte al più presto non poteva rimanere al freddo e sotto la neve tutta la notte. Poi si ricordò che poco distante vi era una giostra e alcuni giochi per bambini sotto una tettoia di legno e pensando di poter trovare un riparo in quel luogo vi si diresse speranzosa. Mentre si avvicinava il suo timore si attenuò sentendo il suono di un allegro motivetto provenire da quella direzione e una volta giunta in prossimità e vedendo che la giostra girava anche se sui cavallini non vi era nessuno. Se fosse stata Mery Poppins sarebbe saltata in groppa a uno di quei destrieri e in un batter d'occhio avrebbe superato l'alto cancello, ma purtroppo non aveva poteri magici ed allora si avvicinò cercando con gli occhi un riparo.  

Una flebile luce proveniente dal casotto del bigliettaio attirò la sua attenzione infondendole la speranza che vi fosse qualcuno. Ed infatti vi era, Lucilla vide seduto dietro il vetro della biglietteria un uomo tale e quale a Babbo Natale che le sorrideva bonario e che le faceva cenno di avvicinarsi. Quando Lucilla si trovò davanti al vetro l’uomo aprì lo sportellino e senza parlare ma con uno sguardo che diceva tante cose le porse una grande e pesante chiave.  Lucilla comprese che era salva che quella che stava rigirando tra le mani era la chiave del cancello ma, quando alzo gli occhi, per ringraziare il suo Salvatore si rese conto che l'uomo era scomparso e che la giostra si era fermata mentre su ogni cosa era calato il silenzio. Si diresse confusa verso il cancello cercando di trovare una spiegazione a ciò che le era successo non volendo inizialmente ammettere a sé stessa di aver incontrato Babbo Natale, ma la chiave nella sua tasca e quella sparizione improvvisa lo confermavano e così un sorriso soddisfatto illuminò il suo volto.

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