Due facce e un’unica medaglia

 

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Barbara

- Giorgia smetti di tirare i capelli a tua sorella!!

- Mamma non è colpa mia!!! Federica si è messa la mia maglietta preferita! Quella è mia!!!

- Non è vero mamma!!! Non è di Giorgia!!! La maglietta con l’unicorno rosa è mia, me l’ha regalata nonna!!!

- Piantatela entrambe!!! Altrimenti vi tolgo il tablet e la televisione per un mese!!

urlò Barbara dalla cucina sperando che le due figlie smetterselo di litigare mentre le loro grida riecheggiavano invece in tutta la casa. La donna era esausta, era dalle sei di mattina che correva come una forsennata. Si era alzata, aveva indossato velocemente un paio di jeans, un vecchio pullover e scarpe da ginnastica ed era corsa a preparare la colazione alle figlie. Le aveva svegliate, le aveva costrette a mangiare latte e biscotti, le aveva lavate, vestite e portate a scuola. Tornata a casa aveva sistemato alla meno peggio le stanze, aveva fatto la lavatrice, preparato qualcosa per il pranzo. Poi era passata a prendere la madre e l’aveva portata a fare fisioterapia per l’anca che si era rotta due mesi prima, e lei per tutto il tragitto non aveva perso occasione per farle notare quanto fosse trasandata con quei capelli ricci arruffati e le sue perenni occhiaie. Alle 13,00 aveva recuperato le bambine da scuola. Avevano pranzato, fatto i compiti e poi aveva accompagnato Giorgia alla lezione di nuoto e Federica a quella di inglese; nel frattempo avendo un’oretta libera era andata al supermercato a fare un po' di spesa.

Anche questo mese l’ex-marito non le aveva passato l’assegno di mantenimento ma non era arrabbiata con lui. Era un brav’uomo e sei mesi prima aveva perso il lavoro, quello che riusciva al momento a trovare erano solo lavori saltuari. Per fortuna aveva un po' di soldi da parte che le garantivano un minimo di serenità.

Dopo aver ripreso le bambine (Giorgia dal nuoto e Federica da inglese), era tornata a casa dove le due pesti avevano ricominciato a litigare mentre Barbara preparava la cena. Poi aveva lavato i piatti e minacciato le figlie perché si lavassero i denti e si infilassero il pigiama per poterle mettere finalmente a letto. Ora poteva con tranquillità stirare i capi che aveva tirato fuori dalla asciugatrice. Infine avrebbe avuto del tempo da dedicare un po' a sé stessa. Forse.

Krystyna

Prima di scendere dall’auto controllò attentamente nello specchietto retrovisore che fosse tutto perfetto: la parrucca bionda, il trucco, la vistosa scollatura. Era impeccabile! Decise comunque di passare un altro strato di rossetto rosso sulle labbra, nel tragitto si era leggermente sbiadito. Per fortuna aveva trovato un posto abbastanza vicino la sua destinazione, l’hotel “La terrazza”. Infatti nonostante fosse un venerdì di metà aprile la serata era fredda, tirava un vento gelido e lei aveva indosso solo un attillato tubino nero senza maniche e una giacca leggera ma a dire il vero Krystyna sembrava non accorgersene: era concentrata su ciò che si apprestava a fare.

Scesa dalla macchina con passo lento e sinuoso si diresse verso l’ingresso. Appena entrata nella hall si presentò al concierge informandolo che era lì per cena ed era attesa al ristorante dal consigliere di Ambasciata. L’uomo dopo una breve telefonata le disse che il consigliere la stava aspettando al tavolo e le indicò l’ascensore che avrebbe dovuto prendere per arrivare all’ultimo piano dove si trovava il diplomatico.

Quasi tutti i tavoli dell’ampia sala erano già occupati e lei ebbe qualche difficoltà a scorgere quello dove l’uomo era seduto. Lui si alzò in piedi per farsi vedere. Lei sfoggiando uno dei suoi più bei sorrisi e fissandolo maliziosa si diresse verso di lui. Il consigliere aveva scelto uno dei tavoli migliori: davanti all’ampia vetrata dalla quale si poteva vedere tutta Roma. Si scorgevano infatti facilmente sia l’Altare della Patria che la cupola di San Pietro. Lui le baciò la mano e scostò la sedia per farla sedere. Lei non perse tempo e subito mise in mostra il suo generoso décolleté che l’uomo non poté fare a meno di ammirare.

- Spero che il mio invito a cena non le sia sembrato troppo sfacciato ma dopo averla conosciuta l’altra sera al galà dell’ambasciata non ho fatto che pensare a lei, così ho chiesto al mio assistente di rintracciarla per poterla invitare a cena stasera. Normalmente non sono così sfrontato ma avevo una terribile voglia di rivederla.

- Mio caro Consigliere devo essere sincera con lei. Ero rimasta molto male che a fine serata non mi avesse chiesto di rivederci e mi avesse lasciato andare via così. Ero convinta che sin da subito tra di noi si fosse instaurata una speciale sintonia – gli rispose con occhi languidi e lui accaldato si sfilò la giacca e rimboccò le maniche della camicia.

- Come avrà forse già capito sono facilmente affascinato dalle belle donne come lei e spero di non essere eccessivamente inopportuno se dopo cena la invitassi a salire nella mia suite.

- Mi piacciono gli uomini inopportuni – e mentre gli rispondeva ridendo sotto il tavolo sfilò il piede destro dalla scarpa e lo infilò dolcemente in mezzo alle gambe di lui. L’uomo preso alla sprovvista indietreggiò di scatto facendo inavvertitamente cadere dal bicchiere il vino rosso che si stava portando alla bocca, sporcandosi la camicia. Scusandosi con la sua ospite, si alzò per andare in bagno dove il suo solerte assistente in pochi minuti gli avrebbe fatto trovare una camicia pulita. Krystyna, durante l’assenza del diplomatico con la massima tranquillità e senza mostrare nessun imbarazzo si alzo dalla sedia per accomodarsi su quella dell’uomo riempì il suo bicchiere con dell’altro vino e poi tirò fuori dalla borsetta nascosta sotto la tovaglia una piccolissima boccetta che celò nel palmo della mano. Poi in maniera del tutto naturale, accarezzando il bordo del calice, versò senza farsi vedere il contenuto della boccetta all’interno della coppa; il liquido color rubino si mischiò subito con il vino rosso. Infine con tutta calma si alzò per andarsi a risedere al suo posto. Dopo qualche attimo il consigliere ritornò e per scaldare nuovamente l’ambiente propose un brindisi.

- Che questa notte sia indimenticabile! – pronunciate queste parole e alzato in alto il calice in un solo sorso bevve tutto il contenuto del bicchiere mentre un sorriso compiaciuto si dipinse sul volto della donna. Ci vollero solo pochi minuti perché il veleno facesse effetto. Infatti dopo poco l’uomo cominciò a sudare freddo e a sentire un forte dolore al petto. La donna si finse preoccupata e subito allertò un cameriere perché fosse chiamato un medico, sicuramente stava avendo un infarto. Nella sala si sparse il panico. Molti si alzarono dai tavoli per vedere cosa stesse accadendo. Nella confusione generale la donna piano piano indietreggiò e senza farsi vedere scomparve dalla sala.

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Mentre camminava a passò svelto verso l’auto si accorse che era quasi mezzanotte e lei era in un terribile ritardo. Il cellulare cominciò a suonare e lei rispose prontamente.

- Signora mi scusi se la disturbo ma il mio orario è finito e dovrei andare via. – le disse una voce di ragazza.

- Hai ragione Michela, ho fatto più tardi del previsto ma sto correndo, cinque minuti e sono lì. Salita sulla vettura in fretta si tolse la parrucca lasciando liberi suoi capelli ricchi arruffati, si sfilò il vestito e da una busta tirò fuori i jeans, il pullover blu e le scarpe da ginnastica, infine con una salviettina umidificata tolse il pesante trucco dal suo volto. Spingendo sull’acceleratore si diresse verso casa dove le due pesti, sicuramente ancora sveglie, la stavano aspettando. Tra sé e sé si disse che era sopravvissuta anche a questa giornata. Forse.

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