11. La strega Samantha
I giorni seguenti alla fine di Piccolo
furono veramente tristi e vuoti forse ancora di più di quelli successivi alla
scomparsa di Principe perché mentre per questo ultimo avevo nutrito a lungo la speranza di vederlo
ricomparire all'improvviso come sua abitudine, per Piccolo invece avevo avuto subito la certezza che non lo avrei più visto
trotterellare per la casa in quel suo modo così buffo o accorrere al suo
piattino al rumore dell’apertura di una scatoletta. Inoltre il nostro impegno
per curarlo era stato così assorbente che trovarsi improvvisamente liberi da
ogni responsabilità faceva sentire noi tutti senza punti di riferimento. Adesso
che Piccolo non c’era più mi rendevo conto come avesse riempito il vuoto
lasciato da Principe senza che io ne fossi consapevole, avendo cercato di non
affezionarmi a lui fin dall'inizio del suo ingresso in casa nostra, quasi che
amando un altro animale avessi tolto qualcosa a Principe.
La perdita nel corso degli anni di molte bestiole mi aveva però insegnato che quando un animale di casa muore non se ne può parlare con gli amici per trovare conforto, confidando di essere un po’ tristi per la perdita perché si è trattati con disapprovazione, a meno che non ci si rivolga a qualcuno che possiede un animale. La maggioranza delle persone ritiene che dolersi per un animale sia una cosa molto sconveniente. “ Come puoi rattristarti tanto per la morte di un gatto” mi disse un giorno molto sorpresa e quasi indignata una mia collega alla quale avevo raccontato le vicissitudini di Piccolo, “quando giornalmente muoiono tanti bambini di fame o innumerevoli persone di malattia?” Inutilmente cercai di ribattere che provare dolore per le sofferenze che ci sono nel mondo o per la perdita delle persone care non esclude la capacità di lasciarsi coinvolgere da un sentimento di tristezza per un animale che ci ha lasciati dopo che ha fatto parte della famiglia per molti anni. “Le nostre capacità di provare dolore non sono limitate”, le dissi, “se ci rattristiamo per un cane o per un gatto non consumiamo tutte le altre possibilità di dolerci per tutti coloro a cui vogliamo bene o anche nei riguardi di quella parte del genere umano più sfortunata”. Ma per quanto cercassi di farmi comprendere da lei e successivamente da tutti coloro con i quali mi trovai a intraprendere un discorso di questo tipo ebbi sempre l’impressione di non essere compresa quando non addirittura commiserata come una persona quanto meno strana.
Anche assentarsi dal posto di lavoro per portare il proprio fedele amico ammalato dal veterinario è davvero quasi impossibile. Soltanto una volta mi capitò di avere un permesso di alcune ore da un mio Dirigente scolastico unicamente perché, essendo un amante degli animali, si era immedesimato nella mia situazione.
La perdita nel corso degli anni di molte bestiole mi aveva però insegnato che quando un animale di casa muore non se ne può parlare con gli amici per trovare conforto, confidando di essere un po’ tristi per la perdita perché si è trattati con disapprovazione, a meno che non ci si rivolga a qualcuno che possiede un animale. La maggioranza delle persone ritiene che dolersi per un animale sia una cosa molto sconveniente. “ Come puoi rattristarti tanto per la morte di un gatto” mi disse un giorno molto sorpresa e quasi indignata una mia collega alla quale avevo raccontato le vicissitudini di Piccolo, “quando giornalmente muoiono tanti bambini di fame o innumerevoli persone di malattia?” Inutilmente cercai di ribattere che provare dolore per le sofferenze che ci sono nel mondo o per la perdita delle persone care non esclude la capacità di lasciarsi coinvolgere da un sentimento di tristezza per un animale che ci ha lasciati dopo che ha fatto parte della famiglia per molti anni. “Le nostre capacità di provare dolore non sono limitate”, le dissi, “se ci rattristiamo per un cane o per un gatto non consumiamo tutte le altre possibilità di dolerci per tutti coloro a cui vogliamo bene o anche nei riguardi di quella parte del genere umano più sfortunata”. Ma per quanto cercassi di farmi comprendere da lei e successivamente da tutti coloro con i quali mi trovai a intraprendere un discorso di questo tipo ebbi sempre l’impressione di non essere compresa quando non addirittura commiserata come una persona quanto meno strana.
Anche assentarsi dal posto di lavoro per portare il proprio fedele amico ammalato dal veterinario è davvero quasi impossibile. Soltanto una volta mi capitò di avere un permesso di alcune ore da un mio Dirigente scolastico unicamente perché, essendo un amante degli animali, si era immedesimato nella mia situazione.
Invece penso che bisognerebbe introdurre
nelle norme relative ai permessi per motivi di famiglia la possibilità di
assentarsi anche per assistere un animale domestico che, in modo particolare
per le persone che vivono da sole, può benissimo essere equiparato ad una
persona di famiglia.
Approfittando del fatto che ormai in casa non vi erano più gatti incominciammo qualche volta a farvi entrare Samantha mentre in precedenza alle sue insistenze non avevamo dato ascolto perché sapevamo che quest’ultima, a causa del suo carattere, non avrebbe assolutamente legato con Piccolo. Fino a questo momento era vissuta insieme agli altri gatti della colonia sul balcone facendo qualche piccolo e timido giro nei giardinetti vicini, senza dare mai confidenza ai suoi colleghi con i quali, come ho già accennato, ingaggiava continue baruffe. Il suo più grande desiderio, dimostrato in tanti modi, sarebbe stato quello di farsi adottare, ma io, pur assicurandole vitto e alloggio sul balcone, non avevo mai acconsentito al suo trasferimento in casa in quanto prima Principe e poi Piccolo ne erano diventati gli indiscussi padroni, per nulla disposti a dividere con lei gli agi e l’affetto dei loro padroni.
Samantha aveva saputo aspettare e da brava streghetta forse con qualche fattura era riuscita a liberarsi dei suoi antagonisti, aspettando tempi migliori.
Nel giro di qualche mese le brevi sortite in casa si fecero più prolungate e frequenti e, complice un inverno particolarmente rigido, finalmente si istallò in casa su quei divani che per tanto tempo aveva agognato sbirciando dal balcone attraverso l’ampia vetrata. Fra i componenti della famiglia scelse il suo preferito: mio figlio che le aveva dimostrato sempre una grande simpatia, gratificandola con un infinità di coccole e complimenti. Ma con il passare del tempo, rimanendo mio figlio sempre di più fuori casa per il suo lavoro, io presi il suo posto ed ora sono diventata a tutti gli effetti l’oggetto dei suoi desideri. Vivendo giornalmente con lei ho imparato a conoscere le sue abitudini, le sue preferenze alimentari ma soprattutto la sua grande intelligenza che me la fa apprezzare ogni giorno di più. Sono convinta che sia un po’ magica perché i suoi grandi occhi dai mille bagliori d’oro sanno come ammaliarti e piegarti ai suoi molti capricci, primo fra tutti costringermi a stare seduta immobile con lei in braccio mentre fa le fusa e protestando con acuti gridolini quando si cerca di sottrarsi alle sue prolungate effusioni. Da che era una gatta apparentemente schiva e bizzarra, Samantha ha rivelato verso gli umani un amore smisurato e una capacità sorprendente di capire o meglio di prevedere le nostre mosse prima di chiunque altro gatto che abbiamo avuto. Quello che sorprende è che “parla” in continuazione quando vuole qualche cosa, sollecitandoci a seguirla dove vuole condurci per qualsiasi richiesta, come riempirle il piattino se ha fame, aprirle la finestra per uscire sul balcone, segnalarci che la sua lettiera è sporca e che deve essere pulita. Inoltre come i cani sa riconoscere da dietro la porta di casa il mio modo di salire le scale così che appena entrata me la trovo sulla soglia a strillarmi con sonori ed irritati urletti perché l’ho lasciata troppo tempo sola. “Sei proprio una vecchia e bisbetica zitella” le dice spesso mia figlia quando cercando di prenderla in braccio per farle qualche coccola lei si divincola urlando, perché Samantha vuole decidere lei quando ricevere le nostre attenzioni e non sopporta di essere presa alla sprovvista. Quando invece è presa da un attacco di amore nei confronti di qualcuno di noi diventa molto difficile sottrarsi alle sue attenzioni perché ci rimprovera caparbiamente se cerchiamo di farla scendere dal grembo dove si è accoccolata dopo aver fatto, prima di accomodarsi, dei ripetuti movimenti alzando prima una zampa e poi l’altra ritmicamente come a voler calpestare qualche cosa.
Questo strano
movimento che ricorda i contadini di una volta quando pigiavano a piedi nudi
l’uva, l’ho visto fare pure da altri gatti anche se non in modo così accentuato
come da Samantha. Un giorno ho letto su una rivista che un etologo riconduceva
questi strani movimenti a quelli che i gattini fanno alle mammelle materne
quando sono allattati, ma questa spiegazione mi ha lasciato un po’ perplessa
non sembrandomi molto convincente.
Samantha è anche una gatta molto freddolosa e da quando è stata adottata in inverno preferisce rimanere in casa al calduccio, chiedendo di uscire soltanto nelle belle giornate di sole e nelle ore più calde, avendo prima annusato l’aria e la temperatura a lungo e rimanendo ferma sulla soglia della porta finestra con aria molto indecisa sul da farsi.
Quando, però, scoppia l’estate e il sole dardeggia implacabile a perpendicolo su ogni cosa e il caldo opprimente toglie le forze Samantha finalmente si decide a prendere posto sul balcone rimanendo al sole a sonnecchiare nel suo vaso preferito per ore. E’ un mistero come riesca a resistere a tanto caldo considerato che ha un folto pelo nero che come si sa attira i raggi solari. Se durante l’inverno si dimostra coccolona e poco disposta a rimanere sola in casa a lungo, in estate sembra dimenticarsi di noi preferendo rimanere all'aperto sia di giorno che di notte, per cui nel periodo delle nostre ferie, una ventina di giorni circa, non la portiamo con noi ma la lasciamo sul balcone assistita dal portiere che s’incarica di darle da mangiare e al nostro ritorno contrariamente al solito non ci strilla per averle fatto mancare la nostra compagnia.
Samantha è anche una gatta molto freddolosa e da quando è stata adottata in inverno preferisce rimanere in casa al calduccio, chiedendo di uscire soltanto nelle belle giornate di sole e nelle ore più calde, avendo prima annusato l’aria e la temperatura a lungo e rimanendo ferma sulla soglia della porta finestra con aria molto indecisa sul da farsi.
Quando, però, scoppia l’estate e il sole dardeggia implacabile a perpendicolo su ogni cosa e il caldo opprimente toglie le forze Samantha finalmente si decide a prendere posto sul balcone rimanendo al sole a sonnecchiare nel suo vaso preferito per ore. E’ un mistero come riesca a resistere a tanto caldo considerato che ha un folto pelo nero che come si sa attira i raggi solari. Se durante l’inverno si dimostra coccolona e poco disposta a rimanere sola in casa a lungo, in estate sembra dimenticarsi di noi preferendo rimanere all'aperto sia di giorno che di notte, per cui nel periodo delle nostre ferie, una ventina di giorni circa, non la portiamo con noi ma la lasciamo sul balcone assistita dal portiere che s’incarica di darle da mangiare e al nostro ritorno contrariamente al solito non ci strilla per averle fatto mancare la nostra compagnia.
Samantha ormai per l’età che ha, diciotto anni, può considerarsi una gatta molto vecchia malgrado non li dimostri. Infatti ha mantenuto una siluette abbastanza snella, si muove con agilità ed il suo pelo tranne qualche piccolo peluzzo bianco qua e la è ancora folto e lucido. Purtroppo è l’unico gatto ancora in vita fra tutti quelli di cui mi sono presa cura all'epoca di Principe perché da poco è deceduta per un tumore anche Fumè, la paurosa gattina che per tanto tempo è vissuta d’inverno nell'interno del mio studio e d’estate sul tetto del garage sottostante alla mia finestra. Anche lei andandosene improvvisamente ha lasciato un vuoto in tutti noi pur non essendo stata capace per la sua gran timidezza di creare un rapporto che andasse più in là di qualche fusa.
Tuttavia ogni volta che nella mia stanza mi metto alla scrivania per scrivere, come sto facendo adesso, i vari graffi alle pareti me la ricordano con nostalgia e qualche volta mi sembra addirittura sentirla piagnucolare dietro i vetri della finestra per farsi aprire ed entrare in casa.
Non so quanto potrà ancora vivere Samantha essendo così avanti negli anni, ma spero che ci faccia compagnia ancora per un po’ di tempo e da quando recentemente ho letto un articolo sul giornale in cui si sosteneva che i gatti neri sono particolarmente forti e longevi, e che il suo pelo conterrebbe delle sostanze per la cura dell’A.I.D.S, la mia speranza è diventata certezza.
Sono sicura, però, che quando se ne andrà ci procurerà un grande dolore come è stato per tutti gli altri gatti che ci hanno tenuto compagnia in questi anni e che abbiamo imparato a conoscere e ad amare e che ricorderemo sempre con grande nostalgia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Commenti
Posta un commento