Ci si può opporre al destino?




Mi guarda con la solita espressione dura, fredda senza mostrare mai una sola emozione. C’è tensione nell’aria, nessuno dei due abbassa lo sguardo, continuiamo a guardarci fisso negli occhi, se pensa di farmi paura si sbaglia, ormai dopo mesi di contrasti sono abituata alle conseguenze. Certe volte mi sembra di essere uno di quei personaggi dei film western pronti ad affrontare una sparatoria all’O.K. Corral, un duello all’ultimo sangue, nei quali il vincitore sarà anche l’unico a rimanere in vita. In questo caso però nessuno dei due sta impugnando armi ma entrambi stiamo affilando le parole delle nostre argomentazioni, pronti a sferrare un colpo dietro l’altro con esiti che possono essere ugualmente catastrofici ma solamente per me. 
Quasi sicuramente non vincerò neanche oggi, con lui è impossibile avere la meglio, mia sorella ormai pensa che io sia diventata pazza a continuare a sfidare il destino, ad andarci contro, vuole a tutti costi che anche io segua la strada decisa per noi, lei ha smesso di lottare, ma io non ho nessuna intenzione di piegarmi al suo volere e a quello della famiglia. Eppure c’era un tempo, parecchi anni fa quando ero ancora una bambina che il mio papà era ai miei occhi un eroe.  Alto, con le spalle larghe mi prendeva in braccio e mi faceva fare dei giri immensi, mi sembrava di volare alto nel cielo. La mia infanzia è stata felice, fatta di piccole cose ma per me preziosissime. Siamo arrivati in Italia quando io avevo un anno, non ricordo nulla del mio paese di origine, da sedici anni la mia casa è l’Italia. Cresciuta nell’affetto della mia famiglia e quello dei miei amici. Frequento il terzo anno di ragioneria, la mia migliore amica si chiama Anna, il mio ragazzo Francesco. La mia vita trascorreva serena, piena di colori e di allegria fino a circa sei mesi fa poi all’improvviso è scesa la notte. 
Nel paese dei miei genitori, l’India, i matrimoni dei figli vengono combinati dalle famiglie ed io da poco ho scoperto che sono stata promessa anni fa al figlio di un cugino di mio padre che non ho mai visto, di cui non so nulla, che vive in una città dell’India mai sentita prima. Tra qualche giorno dovrei lasciare l’Italia per andare a sposarlo. Ma io non intendo partire, la mia vita è qui, con i miei amici, ho l’obiettivo di finire la scuola e dopo cercarmi un lavoro in uno studio di un commercialista. Voglio avere uno stipendio per poter andare a vivere da sola ed essere autonoma. Non ho intenzione di dipendere da nessuno e soprattutto voglio essere una donna libera. 
Mi sono informata, la Costituzione indiana dice di garantire a tutte le donne l'uguaglianza, nessuna discriminazione da parte dello Stato, parità di opportunità e di retribuzione ma in realtà, secondo diversi studi, l'India è il quarto Paese più pericoloso al mondo per le donne. Quando cerco di spiegare tutto ciò a mio padre lui sgrana gli occhi, mi risponde che le mie sono solo sciocchezze, che lui si preoccupa per me, che vuole darmi un futuro in cui io non mi debba occupare di nulla, nel quale ci sarà un altro uomo a prendersi cura di me. Dipendendo in realtà per tutta la vita da qualcuno: prima da mio padre, poi da mio marito e infine dai miei figli. Come è successo a mia madre che ho visto sorridere solo di rado sempre affaccendata a soddisfare le richieste degli altri e senza mai pensare per una volta a sé stessa. I miei sogni, i miei desideri sono solo capricci di una ragazzina, questa è spesso la risposta di mio padre quando cerco di spiegargli quello che voglio per me dalla vita. 
Eppure un tempo non c’era persona più orgogliosa di lui, lo vedevo quando veniva a scuola per parlare con i miei insegnanti. La contentezza che gli si dipingeva in volto per i miei voti alti, per le parole che i professori spendevano per me. Nessuno finora nella mia famiglia aveva avuto l’opportunità di proseguire gli studi ed il fatto che io ci riuscissi in maniera così brillante era per lui motivo di grande gioia. Se non avesse così paura di deludere la sua famiglia, una vera e propria casta, so che mi spronerebbe di continuare a studiare. Se non ci fossero i miei zii che senza sosta gli ricordano l’estrema importanza di non disattendere alle tradizioni lui saprebbe che posso badare a me stessa. Purtroppo mio padre, che sembra ora così forte dietro quello sguardo duro ed impenetrabile, è sempre stato in realtà un uomo debole che non ha mai voluto opporsi al destino ma quello che non sa è che sua figlia è molto diversa da lui e continuerà a lottare per avere quella libertà che ad ogni donna spetta su questa terra.

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