Nel mezzo del cammin ... un incontro inatteso
Comunque calma e
sangue freddo, adesso prendo il telefono e chiedo istruzioni alla guida per
tornare al rifugio, non credo di essermi allontanata poi così tanto, sarà passata
al massimo un’ora da quando mi sono allontanata dal gruppo. Come non detto, le
lancette dell’orologio sono puntate sulle 14 e il cellulare non prende la linea,
neanche una tacca ma cerchiamo di non farci prendere dal panico! Chissà perché
quando sono ansiosa comincio a pensare al plurale. Allora, facciamo mente
locale: stamattina con gli altri siamo partiti dal rifugio verso le 9 e abbiamo
preso il sentiero T1, alla ricerca delle tracce del Lupo Appenninico, per
arrivare alla vetta del monte per le 13. Fino alle 11 sono sicura di aver camminato
insieme al gruppo poi mi sono attardata a scattare delle foto ad un bellissimo faggio
secolare e poi dopo poco ad un cespuglio di rosa canina, quando ho ripreso il percorso
ero ormai da sola ma ho continuato a seguire il sentiero, o almeno così credo.
Ora
sento un brivido improvviso di freddo percorrermi la schiena. Comincio ad avere
freddo, il sole è scomparso dietro al monte e adesso non mi riscalda più con i
suoi caldi raggi, tra poco la temperatura scenderà repentinamente così come
l’oscurità. Mi dico che non devo perdere altro tempo. Indosso di nuovo il
cappello di lana e i guanti, infilo la macchina fotografica nello zaino che
metto sulle spalle e comincio a scendere, l’unica cosa di cui sono sicura è che
il rifugio è un po' più in basso rispetto la mia posizione. Cerco di camminare
a passo svelto ma gli arbusti e i rami sottili degli alberi ogni tanto mi
graffiano il viso nonostante lo abbia coperto quasi del tutto con la sciarpa.
Il bosco mi circonda con suoi mille tentacoli, stamattina sembrava avvolgermi
in un caldo abbraccio ora sembra che voglia stritolarmi. Le foglie ormai secche
dal giallo sbiadito sotto i miei piedi ogni tanto mi fanno scivolare e devo
fare una gran fatica per non perdere l’equilibrio. Ora rimpiango amaramente di
aver partecipato a questa escursione alla ricerca del lupo. Improvvisamente un
terribile pensiero si fa largo prepotentemente nella mia mente e non posso fare
a meno di chiedermi “e se adesso lo incontro?”. Mi rispondo che non è
possibile, si è vero nella zona sono stati avvistati dei branchi ma non si sono
mai avvicinati all’uomo, non sono noti attacchi verso la popolazione locale e
non sono mai scesi vicino ai centri abitati. Però è anche vero che io ora sono
sola e in mezzo al bosco.
L’ansia comincia a crescere, sento un’ondata di caldo
attraversarmi il corpo nonostante intorno a me la temperatura stia scendendo, avvicinandosi
allo zero. Devo cercare di rimanere lucida e affretto ancora di più il passo,
mi metto quasi a correre ed inciampo in alcuni pezzi di legno e su del filo
spinato nascosto fra le foglie. Cado rovinosamente a terra, e rotolo giù per
qualche metro, riesco però ad afferrare delle radici uscite in superficie ed
aggrappandomi a queste riesco ad arrestare la mia corsa. La botta alla schiena durante la caduta è
stata forte. Per qualche secondo resto senza fiato, non ho il coraggio di
guardare se mi sono procurata qualche ferita o a muovermi per vedere se mi sono
rotta qualcosa, ma non posso rimanere così in eterno. Con cautela cerco di
rialzarmi. I jeans si sono strappati all’altezza del ginocchio destro ma i
leggings che avevo indossato sotto per fortuna sono integri. Riprendo piano piano a scendere, nonostante il
dolore forte alla gamba riesco comunque a camminare intanto mi chiedo cosa ci
facesse del filo spinato in mezzo al bosco e mi maledico per non averlo visto.
Improvvisamente nel mezzo del cammino e nel silenzio più totale sento un
rumore, non capisco cosa sia o da dove provenga, è stato cosi improvviso e
acuto e la sua durata cosi breve che non sono riuscita a riconoscerlo. Mi fermo
per un attimo in attesa di capire se è stato solo frutto della mia
immaginazione o se l’ho sentito per davvero. Per ora solo un pesante silenzio
mi avvolge, sento tutti i miei sensi in allerta e il mio respiro affannato. Mi
muovo compiendo un paio di passi ed eccolo di nuovo …sembra un grido di dolore,
terrificante, ma ascoltandolo più attentamente riconosco un guaito acuto e
lungo, che assomiglia di più ad un grido disperato, lacerante. Mi blocco
impietrita, sono combattuta: non so se scappare a gambe levate da lì o se
correre verso quella richiesta di aiuto. Sicuramente è qualche cane ferito,
forse si è perso e poi è caduto ferendosi proprio come è successo a me. Non
posso lasciarlo così so che non me lo perdonerei. Inverto la marcia e
ricomincio a salire e a seguire il lamento.
Ritorno al punto in cui sono caduta
e mi rendo conto che il filo spinato, che mi ha fatto cadere poco prima, continua
più avanti verso la vetta. Improvvisamente intravedo qualcosa, in lontananza scorgo
un animale dimenarsi con le poche forze che gli sono rimaste. Mi avvicino
velocemente ma appena ho la possibilità di distinguere bene la figura mi blocco
di colpo e impallidisco, il sangue mi si gela nelle vene, non sembra un cane ma
bensì un lupo. Ha la zampa posteriore destra incastrata nel filo spinato, dalla
bocca esce del sangue, deve essersi ferito per cercare di liberarsi, è sfinito
dal dolore. Alza leggermente la testa quando sente che mi avvicino, non sembra
spaventato dalla mia presenza, forse è troppo debole o forse in qualche modo si
rende conto che sono la sua unica speranza. Guardandolo attentamente mi rendo
conto che deve essere giovane, perché le sue dimensioni mi sembrano più piccole
rispetto a quelle di un lupo adulto. Ma questo pensiero non mi tranquillizza
molto, nel pieno delle sue forze questo esemplare sarebbe comunque in grado di
farmi decisamente male. Non ho molto tempo per agire, se lo voglio aiutare mi
devo sbrigare, il suo richiamo potrebbe essere stato udito oltre che da me
anche da qualche altro lupo appartenente al suo branco. E io non ho assolutamente
intenzione di fare la sua conoscenza. Devo andare via alla svelta. Mi tolgo lo
zaino dalle spalle e tiro fuori dalla tasca laterale il coltellino multiuso,
che porto sempre con me in queste occasioni. Lo apro per far uscire le pinze. Afferro il filo spinato, facendo
attenzione a non ferirmi le mani tenendo i guanti a protezione e cerco di
tagliarlo ma senza riuscirci, il filo è troppo duro e io non ho la forza
necessaria. Allora facendo pressione cerco di allargarlo il più possibile per
cercare di guadagnare quei centimetri che mi permettano di sfilare la zampa
dell’animale. Il lupo emette dei deboli guaiti, ogni tanto cerca di muovere la
zampa, guarda attentamente tutto ciò che faccio con occhi inquieti. Cerco di
tranquillizzarlo, mentre lavoro ogni tanto gli accarezzo la schiena e gli parlo
dolcemente, so che non capisce quello che dico ma spero che il mio tono lo
calmi un po', almeno così mi ha detto un mio amico veterinario: un animale
spaventato si rasserena al sentire una voce calma, rassicurante. Non so se sia
vero ma in questo momento non ho altre alternative. Lavorando con perizia
riesco finalmente ad allentare la morsa e a tirare fuori la zampa dell’animale,
il quale cerca di mettersi subito in piedi ma perdendo l’equilibrio ricade un
paio di volte su un fianco. Ormai è quasi scesa l’oscurità, la visibilità è
scarsa. Guardo l’orologio, sono le 17. Non posso indugiare oltre, devo
riprendere il mio cammino. Prima di allontanarmi vedo il lupo rimettersi in
piedi, questa volta le zampe sembrano riuscire a sostenerlo, si volta verso di
me mi guarda per qualche secondo, i suoi occhi sono stanchi ma ora sereni. Si
gira e si allontana zoppicando.
Improvvisamente sento degli ululati, gli altri
lupi del branco forse lo stanno cercando, il richiamo si fa sempre più vicino.
Mi metto a correre a più non posso, devo subito allontanarmi da lì, guardo
attentamente dove metto i piedi ma rischio più volte di perdere l’equilibrio a
causa di radici e pietre nascoste nella vegetazione. Sono stanca, ho il
fiatone, corro ma non so dove sto andando, vago senza una metà; mi fermo un
secondo per riprendere fiato e mi accorgo che sto piangendo, le lacrime mi
solcano il viso. Non so più che fare né dove andare, mi sento persa, le mie
gambe cedono, cado in ginocchio. Rimango per diversi minuti immobile, la testa
sembra vuota, non sembra più in grado di pensare. Ma un grido improvviso
squarcia il silenzio e dopo poco un altro e poi ancora un altro, a fatica mi
rialzo in piedi, cerco di capire da dove provenga la voce. Ma non è una voce
sola, sono diverse e dicono tutte a gran voce lo stesso nome…il mio nome! Con
le ultime forze residue corro verso di loro gridando per farmi sentire. Dopo
poco li vedo, un gruppo di soccorritori venuti a cercarmi, mi corrono incontro,
l’incubo è finito!
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