Il dubbio di Gianni


 

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Attraversando il parco vicino alla sua abitazione per andare a scuola in compagnia della sua giovane baby sitter, Gianni osservava i grandi tigli che ornavano il viale le cui foglie avevano assunto varie sfumature di giallo risaltando alla vista in quella giornata nebbiosa di fine novembre. Anche la temperatura era cambiata, dopo le giornate tiepide “dell’estate" di S. Martino, ora al mattino l’aria era più fresca, frizzantina, come diceva la mamma, e Gianni abitualmente ne era contento perché quel cambiamento repentino della natura era il segnale dell'arrivo dell'inverno e dell’approssimarsi della festività del Natale che egli amava e aspettava con trepidazione.

Ma quella mattina non era del solito umore allegro e festoso era contrariato per le parole di scherno che gli aveva rivolto Marco quando gli aveva confidato che si stava apprestando a scrivere la letterina a Babbo Natale. “Ancora credi a nove anni compiuti a questa favola?” Gli aveva detto il suo compagno di classe ridendo e ammiccando: “Non sai che sono i nostri genitori a comprare i regali e ad organizzare la discesa dal camino di Babbo Natale?” E poi furbescamente aveva giunto: “Io fingo di crederci perché altrimenti non otterrei tutti i regali.” Gianni non aveva replicato, era rimasto talmente male a quella rivelazione che non aveva avuto la prontezza di chiedere a Marco come l'aveva saputo, chi gli aveva dato la certezza che Babbo Natale non esistesse, se era certo che fosse tutta un'invenzione dei grandi, solo una bella favola.

Ma tornando da scuola ci aveva pensato tutto il pomeriggio e anche la sera aveva avuto difficoltà ad addormentarsi, non credeva possibile che i suoi genitori, i nonni, gli zii, tutta la sua famiglia lo avessero ingannato. Non poteva essere vero quello che gli aveva detto Marco, si era sicuramente preso gioco di lui come spesso faceva approfittando della sua ingenuità, mentre lui era un ragazzino più sveglio e smaliziato. Avrebbe potuto chiedere conferma ai suoi genitori ma non aveva avuto il coraggio per paura di conoscere la verità, aveva preferito rifletterci un po’ su, magari per cercare degli indizi da solo che confermassero l'esistenza di Babbo Natale.

Adesso mentre si recava a scuola pensava che al cinema e alla televisione aveva visto dei bellissimi film che parlavano di Babbo Natale, uno in particolare, che gli era molto piaciuto, raccontava di alcuni ragazzini che giungevano in treno al Polo nord nella sua grande casa, dove insieme agli elfi, Babbo Natale prepara innumerevoli regali da consegnare ai bambini. Anche questi film erano frutto di fantasia degli adulti? E perché mai si domandava, illudere i bambini con queste magnifiche storie se poi si sa che bisognerà procurare loro tanta delusione? Anche un libro che la maestra stava leggendo in classe parlava del Natale la storia narrava che ad un uomo molto avaro e insensibile appaiono addirittura tre fantasmi del Natale: del passato, del presente e del futuro per fargli capire i suoi errori e come finirà male se non cambierà la sua vita. Questo libro, aveva detto la maestra, era di uno scrittore molto importante, che aveva scritto questa storia per gli adulti non per i bimbi quindi, si diceva Gianni, non poteva essere una fantasia, ai grandi non si raccontano bugie.

Per alcuni giorni le parole di Marco gli erano risuonate nella testa procurandogli cattivo umore ma poi, piano piano, aveva deciso di dimenticarle e di far finta che nulla fosse successo, anche se di tanto in tanto il dubbio riaffiorava improvviso. Aveva scritto come ogni anno la lettera a Babbo Natale con l'elenco di ciò che avrebbe voluto ricevere e l'aveva sottoposta alla mamma, come aveva sempre fatto, per avere la sua approvazione. Questa volta però l'aveva osservata con attenzione per scoprire se da qualche sua particolare espressione si potesse capire l'inganno. Ma come al solito la mamma gli aveva detto che non vi erano errori di ortografia e che, se riteneva di essersi comportato bene, probabilmente Babbo Natale lo avrebbe accontentato. Nulla di sospetto, ma ugualmente Gianni non si sentiva rasserenato dagli accadimenti di sempre e cominciò a pensare che doveva fare qualcosa per scoprire la verità.

Ormai mancavano pochi giorni alla vigilia di Natale e la città era tutta addobbata di luci colorate, nelle vetrine grandi Babbo Natale sorridevano bonari ai passanti con le gerle colme di pacchetti dalle carte luccicanti mentre deliziosi carillon diffondevano canzoncine ben auguranti.  Anche in casa di Gianni un grande abete era stato decorato con tante candeline luminose e numerose palline colorate e troneggiava in tutta la sua maestosità in soggiorno, propagando un piacevole odore di bosco e di resina. Infatti era proprio un vero abete e non una finta imitazione e ogni anno alla fine delle festività Gianni e i suoi genitori portavano il nuovo albero in montagna nel giardino della casa dei nonni dove veniva piantato con molta cura.

Mentre aiutava a sistemare i pastori nel presepe che il papà aveva allestito sulla scrivania del suo studio Gianni decise che alla vigilia di Natale avrebbe finto di andare a letto ma che, quando tutti si fossero addormentati, si sarebbe nascosto in soggiorno dietro al divano per vedere se veramente Babbo Natale sarebbe arrivato o se invece si fosse imbattuto nei suoi genitori. La sera della Vigilia Gianni era molto ansioso e a cena, contrariamente al solito aveva mangiato poco, inoltre aveva finto di essere molto stanco e di voler andare a letto presto, preoccupando un po’ i suoi genitori che di solito lo vedevano vivace ed elettrizzato per l’arrivo di Babbo Natale. Ma alle loro domande se si sentisse bene aveva risposto che aveva soltanto molto sonno e che al mattino si voleva svegliare presto per vedere se le sue richieste erano state esaudite.

Le due ore trascorse a letto fingendo di dormire gli parvero interminabili, tutto teso a cogliere i rumori della casa in attesa che i genitori si coricassero e scendesse il silenzio. Dopo un bel po’ di tempo quando non si senti neanche un piccolo rumore solo il tic tac della pendola nella cucina, Gianni si alzò e a tentoni lungo il corridoio raggiunse con il cuore in gola il soggiorno. La stanza non era completamente al buio dalle fessure delle persiane filtrava un po’ luce proveniente da un lampione stradale proprio sotto la finestra e così Gianni poté notare che la fetta di panettone e il bicchiere di vino che avevano lasciato su di un tavolino perché Babbo Natale si rifocillasse erano ancora al loro posto. Rincuorato che ancora non fosse arrivato si rannicchiò dietro al grande divano come aveva stabilito. Malgrado la scomodità della posizione e la tensione che aveva provato gli occhi incominciarono a chiudersi e lentamente si addormentò.

Quando Gianni si svegliò infreddolito ed intorpidito si rese conto che erano passate molte ore perché la pendola della cucina batteva le cinque, si guardò allora rapidamente intorno e vide ai piedi dell'albero il grande cestino, che la mamma aveva lasciato vuoto, colmo di pacchetti regalo e il piatto con il panettone vuoto così come il bicchiere. Babbo Natale era dunque arrivato e lui non l'aveva potuto vedere si disse sconsolato e non avrebbe potuto cosi cancellare i suoi sospetti, era veramente adirato con sé stesso per essersi addormentato quando improvvisamente il suo sguardo fu attratto da una busta rossa posata sul tavolino.

L’aprì incuriosito con trepidazione e vide scritto con inchiostro d'oro e grafia svolazzante queste parole: “Caro Gianni non devi dubitare perché soltanto se tu e tutti i bambini del mondo crederete in me io potrò continuare ad esistere per tutti voi!” Babbo Natale.

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