Il dubbio di Gianni
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Photo by Hert Niks on Unsplash |
Attraversando il parco vicino alla
sua abitazione per andare a scuola in compagnia della sua giovane baby sitter, Gianni
osservava i grandi tigli che ornavano il viale le cui foglie avevano assunto varie
sfumature di giallo risaltando alla vista in quella giornata nebbiosa di fine novembre.
Anche la temperatura era cambiata, dopo le giornate tiepide “dell’estate"
di S. Martino, ora al mattino l’aria era più fresca, frizzantina, come diceva
la mamma, e Gianni abitualmente ne era contento perché quel cambiamento repentino
della natura era il segnale dell'arrivo dell'inverno e dell’approssimarsi della
festività del Natale che egli amava e aspettava con trepidazione.
Ma quella mattina non era del solito
umore allegro e festoso era contrariato per le parole di scherno che gli aveva
rivolto Marco quando gli aveva confidato che si stava apprestando a scrivere la
letterina a Babbo Natale. “Ancora credi a nove anni compiuti a questa favola?”
Gli aveva detto il suo compagno di classe ridendo e ammiccando: “Non sai che
sono i nostri genitori a comprare i regali e ad organizzare la discesa dal
camino di Babbo Natale?” E poi furbescamente aveva giunto: “Io fingo di
crederci perché altrimenti non otterrei tutti i regali.” Gianni non aveva
replicato, era rimasto talmente male a quella rivelazione che non aveva avuto
la prontezza di chiedere a Marco come l'aveva saputo, chi gli aveva dato la
certezza che Babbo Natale non esistesse, se era certo che fosse tutta
un'invenzione dei grandi, solo una bella favola.
Ma tornando da scuola ci aveva
pensato tutto il pomeriggio e anche la sera aveva avuto difficoltà ad
addormentarsi, non credeva possibile che i suoi genitori, i nonni, gli zii,
tutta la sua famiglia lo avessero ingannato. Non poteva essere vero quello che
gli aveva detto Marco, si era sicuramente preso gioco di lui come spesso faceva
approfittando della sua ingenuità, mentre lui era un ragazzino più sveglio e smaliziato.
Avrebbe potuto chiedere conferma ai suoi genitori ma non aveva avuto il coraggio
per paura di conoscere la verità, aveva preferito rifletterci un po’ su, magari
per cercare degli indizi da solo che confermassero l'esistenza di Babbo Natale.
Adesso mentre si recava a scuola pensava che
al cinema e alla televisione aveva visto dei bellissimi film che parlavano di
Babbo Natale, uno in particolare, che gli era molto piaciuto, raccontava di alcuni
ragazzini che giungevano in treno al Polo nord nella sua grande casa, dove
insieme agli elfi, Babbo Natale prepara innumerevoli regali da consegnare ai
bambini. Anche questi film erano frutto di fantasia degli adulti? E perché mai
si domandava, illudere i bambini con queste magnifiche storie se poi si sa che
bisognerà procurare loro tanta delusione? Anche un libro che la maestra stava
leggendo in classe parlava del Natale la storia narrava che ad un uomo molto
avaro e insensibile appaiono addirittura tre fantasmi del Natale: del passato, del
presente e del futuro per fargli capire i suoi errori e come finirà male se non
cambierà la sua vita. Questo libro, aveva detto la maestra, era di uno scrittore
molto importante, che aveva scritto questa storia per gli adulti non per i
bimbi quindi, si diceva Gianni, non poteva essere una fantasia, ai grandi non
si raccontano bugie.
Per alcuni giorni le parole di Marco gli
erano risuonate nella testa procurandogli cattivo umore ma poi, piano piano, aveva
deciso di dimenticarle e di far finta che nulla fosse successo, anche se di
tanto in tanto il dubbio riaffiorava improvviso. Aveva scritto come ogni anno
la lettera a Babbo Natale con l'elenco di ciò che avrebbe voluto ricevere e
l'aveva sottoposta alla mamma, come aveva sempre fatto, per avere la sua
approvazione. Questa volta però l'aveva osservata con attenzione per scoprire se
da qualche sua particolare espressione si potesse capire l'inganno. Ma come al
solito la mamma gli aveva detto che non vi erano errori di ortografia e che, se
riteneva di essersi comportato bene, probabilmente Babbo Natale lo avrebbe accontentato.
Nulla di sospetto, ma ugualmente Gianni non si sentiva rasserenato dagli
accadimenti di sempre e cominciò a pensare che doveva fare qualcosa per
scoprire la verità.
Ormai mancavano pochi giorni alla
vigilia di Natale e la città era tutta addobbata di luci colorate, nelle
vetrine grandi Babbo Natale sorridevano bonari ai passanti con le gerle colme di
pacchetti dalle carte luccicanti mentre deliziosi carillon diffondevano canzoncine
ben auguranti. Anche in casa di Gianni un
grande abete era stato decorato con tante candeline luminose e numerose palline
colorate e troneggiava in tutta la sua maestosità in soggiorno, propagando un
piacevole odore di bosco e di resina. Infatti era proprio un vero abete e non
una finta imitazione e ogni anno alla fine delle festività Gianni e i suoi
genitori portavano il nuovo albero in montagna nel giardino della casa dei
nonni dove veniva piantato con molta cura.
Mentre aiutava a sistemare i pastori
nel presepe che il papà aveva allestito sulla scrivania del suo studio Gianni
decise che alla vigilia di Natale avrebbe finto di andare a letto ma che,
quando tutti si fossero addormentati, si sarebbe nascosto in soggiorno dietro
al divano per vedere se veramente Babbo Natale sarebbe arrivato o se invece si
fosse imbattuto nei suoi genitori. La sera della Vigilia Gianni era molto ansioso
e a cena, contrariamente al solito aveva mangiato poco, inoltre aveva finto di
essere molto stanco e di voler andare a letto presto, preoccupando un po’ i
suoi genitori che di solito lo vedevano vivace ed elettrizzato per l’arrivo di
Babbo Natale. Ma alle loro domande se si sentisse bene aveva risposto che aveva
soltanto molto sonno e che al mattino si voleva svegliare presto per vedere se
le sue richieste erano state esaudite.
Le due ore trascorse a letto fingendo
di dormire gli parvero interminabili, tutto teso a cogliere i rumori della casa
in attesa che i genitori si coricassero e scendesse il silenzio. Dopo un bel
po’ di tempo quando non si senti neanche un piccolo rumore solo il tic tac
della pendola nella cucina, Gianni si alzò e a tentoni lungo il corridoio
raggiunse con il cuore in gola il soggiorno. La stanza non era completamente al
buio dalle fessure delle persiane filtrava un po’ luce proveniente da un lampione stradale
proprio sotto la finestra e così Gianni poté notare che la fetta di panettone e
il bicchiere di vino che avevano lasciato su di un tavolino perché Babbo Natale
si rifocillasse erano ancora al loro posto. Rincuorato che ancora non fosse arrivato
si rannicchiò dietro al grande divano come aveva stabilito. Malgrado la
scomodità della posizione e la tensione che aveva provato gli occhi
incominciarono a chiudersi e lentamente si addormentò.
Quando Gianni si svegliò infreddolito
ed intorpidito si rese conto che erano passate molte ore perché la pendola
della cucina batteva le cinque, si guardò allora rapidamente intorno e vide ai
piedi dell'albero il grande cestino, che la mamma aveva lasciato vuoto, colmo di
pacchetti regalo e il piatto con il panettone vuoto così come il bicchiere.
Babbo Natale era dunque arrivato e lui non l'aveva potuto vedere si disse
sconsolato e non avrebbe potuto cosi cancellare i suoi sospetti, era veramente adirato
con sé stesso per essersi addormentato quando improvvisamente il suo sguardo fu
attratto da una busta rossa posata sul tavolino.
L’aprì incuriosito con trepidazione e
vide scritto con inchiostro d'oro e grafia svolazzante queste parole: “Caro
Gianni non devi dubitare perché soltanto se tu e tutti i bambini del mondo
crederete in me io potrò continuare ad esistere per tutti voi!” Babbo Natale.
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