Bella da morire




Costretta a casa dal coronavirus trascorro le mie serate tra lettura di libri e serie tv. Riguardo a quest’ultime, tra quelle che sto seguendo, c’è “Bella da Morire” su Raiuno (al momento in cui scrivo devono essere trasmesse ancora due puntate) che ho cominciato a vedere spinta dalla garanzia di un cast affermato, che veramente è stato all'altezza della situazione e si è professionalmente impegnato per rendere credibile una storia di una ovvietà e banalità disarmante. Infatti nella trama sono affastellati tutti i temi sociali e politicamente corretti del momento che sono sinonimo di apertura umana, sensibilità, ampie vedute contro la grettezza, il provincialismo, la prevenzione verso il prossimo e chi più ne ha ne metta. Ma andiamo per gradi. La protagonista, l'ispettrice di polizia, Eva Cantini (interpretata da Cristiana Capotondi) si fa trasferire nel suo paese di origine per aiutare sua sorella Rachele, una bravissima Benedetta Cimatti nella parte di una immatura e sconclusionata ragazza, alla quale i servizi sociali vogliono togliere il figlio piccolo. Situazione piuttosto scontata alla quale si aggiunge un’altra situazione non certo originale che il bambino è frutto di una violenza subita e che la giovane non ha avuto il coraggio di denunciare su consiglio del padre retrogrado, preoccupato del giudizio della gente. Notizia che lascia sorpresa la protagonista che non ne era a conoscenza a causa della lontananza, ispettrice sul campo molto seria e determinata ma nella vita con problemi psicologici, anche questi non nuovi, perché presenti in altre serie, in quanto non vuole innamorarsi ma preferisce incontri sessuali occasionali organizzati via internet. Appena arrivata le viene subito assegnato un caso che sconvolge emotivamente il piccolo centro la scomparsa e il successivo ritrovamento da parte della bravissima ispettrice di una donna assassinata che non poteva essere che un femminicidio, argomento di attualità. La giovane uccisa è una aspirante modella che dall'esame autoptico si scoprirà, guarda caso, faceva uso di antidepressivi dagli effetti anoressizzanti. Nelle sue indagini Eva è affiancata da Marco, Matteo Mattari, un giovane ispettore tenebroso che si scopre essere un violento e che, per non farci mancare nulla, ha spedito la moglie all’ospedale. Ora forse pentito si reca con altri da uno psicologo dove a turno, come gli alcolisti anonimi, all'americana raccontano i tristi fatti loro. Eva pur essendo al corrente del discutibile passato del collega non può fare a meno di un rapporto sessuale con lui salvo poi pentirsene. L' ispettrice ha anche un buon rapporto con il Pubblico Ministero interpretato da Lucrezia Lante della Rovere, donna interessante e volitiva che, ahi me, preoccupata che il tempo che passa possa renderla meno attraente, cerca conferme tradendo il marito che pur stima e ama. Alle due si aggiunge anche l'anatomopatologa Anita, Margherita Laterza, che sulle orme delle serie americana Body prouf, si occupa amorevolmente del cadavere della ragazza cercando di scoprire le prove che incastrino il suo assassino. Anche lei però ha qualche problema è tremendamente timida e innamorata del suo professore e, quando si decide di rivelargli il suo amore scopre che è gay. Infatti nel suo studio appare un simpatico giovane che bacia il prof sotto gli occhi attoniti di Anita. A questo punto, al termine della quarta puntata sembra che siano stati trattati molti importanti temi di attualità ma non è detto che non ne vengano delineati altri nelle prossime che so io la droga, il razzismo, la prostituzione, il bullismo, ecc..

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